Thinker’s Terminus BLOG

Buongiorno e benvenuto al TT Blog. Questo è il luogo in cui puoi esprimere le tue opinioni riguardo a qualsiasi aspetto del concorso “The Greatest Thinker in the World 2020 – The First Contest” e del sito web “Tinker’s Terminus” che lo ospita. Per leggere più sotto i vari commenti ed eventualmente postare i propri, clicca qui!

21 risposte a “Thinker’s Terminus BLOG”

  1. Buona domenica, sono Catia e vi scrivo solo per ringraziarvi brevemente. Ringraziarvi per aver ideato questo originale concorso e per averne posticipato la data di chiusura cosicché anche io, che ne sono venuta a conoscenza solo da pochi giorni, potrò parteciparvi. Ringraziarvi per aver chiarito, anche attraverso le risposte fornite in questo blog, i miei dubbi sul concorso e in particolare sulla tipologia delle domande che lo costituiscono. Ringraziarvi per la pagina che avete pubblicato sulla questione del coronavirus e argomenti annessi, che ho trovato completa e mi ha aperto gli occhi (è proprio vero, come da voi anticipato, che non avevo ancora trovato nulla di simile in Rete). Grazie quindi per aver avuto, in linea generale, la capacità e il coraggio di innalzare il livello del dibattito, indirizzandolo sulle questioni essenziali e prioritarie ed evitando con tale accuratezza le banalità. In merito alle vostre recenti riflessioni sull’epidemia, ho anche apprezzato il fatto che avete saputo astenervi dal pronunciare invettive, dal dare per certe alcune responsabilità, come sono soliti fare tutti, anche quando non sono in possesso di alcuna prova seria.
    Catia

    1. Condivido appieno il giudizio della mia cara amica Catia. Sono io che l’ho messa orgogliosamente al corrente dell’esistenza di questo sito. Ammetto però che fino a poco tempo fa ero contrario a tutto l’anonimato che lo circonda: dai membri della commissione esaminatrice che si conosceranno all’ultimo momento, a tutti coloro che postano commenti nel Blog, anche quando, come Catia oggi, chiedono invano che la propria mail risulti visibile a tutti. Pensavo che una tale impostazione dequalificasse il sito anziché il contrario e perciò non ne comprendevo il motivo. Ora però, dopo aver letto gli ultimi articoli sul coronavirus, ho capito che questa scelta in realtà non corrisponde, come pensavo, all’unico vero difetto di cui potersi lamentare, bensì alla volontà di far prevalere il pensiero e le idee ai nomi e ai titoli: questo sito è quindi da considerarsi, nel suo insieme, un’elegante e coraggiosa dimostrazione della supremazia delle idee.
      Marcello

      1. Grazie Marcello e Catia dei vostri commenti e mi scuso per il ritardo della risposta. Per quanto riguarda la data di chiusura, sebbene l’abbiamo posticipata al 6 settembre, il nostro vero obbiettivo è quello di riuscire a ricevere almeno un migliaio di documenti con le risposte e purtroppo, al momento siamo ancora lontani da questo traguardo. Stiamo quindi riflettendo sul da farsi. Per quanto riguarda la scelta dell’anonimato, sì in effetti ci è sembrata la scelta migliore affinché ci si concentrasse tutti sulle idee… che poi noi si riesca a dimostrare e con eleganza, la supremazia delle idee è ancora da verificare, però di certo stiamo almeno mostrando la buona volontà di provarci.

  2. Apprezzo moltissimo la vostra iniziativa, che però credo nasca in un momento storico poco adatto al suo sviluppo: a causa del nuovo coronavirus, la gente è preoccupata solo per la possibile perdita della propria salute e del proprio lavoro, per cui è attenta solo a seguire le notizie riguardanti l’evoluzione della situazione sul coronavirus. Non ha la testa per altro, figuriamoci per iniziative così evolute. A proposito, cosa ne pensa un pensatore della situazione che si è venuta a creare con questo coronavirus? Grazie

    1. Veramente questo dovrebbe essere il blog di un sito e di un concorso nato per trovare i veri pensatori, per cui non saprei proprio dirle cosa potrebbe pensare un vero pensatore di una questione così delicata per il tipo di implicazioni che lei stesso ha citato (salute e lavoro). Nemmeno credo sia il caso di esporle il mio personale giudizio, poiché le mie idee a riguardo sono transitorie opinioni e non ferme convinzioni e non potrebbero che essere tali dal momento che sono basati sui dati che ora abbiamo a disposizione, che sono ancora troppo pochi e, come ha fatto notare lei, in continua evoluzione. Però posso esporle i dati ufficiali da cui le ho ricavate, grazie ai quali le ho assemblate, con l’aggiunta di qualche riflessione diciamo di primo livello, non concernente le possibili cause, e lo farò, pur non essendo un esperto, solo perché io stesso ho bisogno di scavare ulteriormente per avere delle idee più solide a cui appoggiarmi per non lasciarmi anch’io travolgere e bloccare da eccessive paure.

      PER LEGGERE LE RIFLESSIONI SUL CORONAVIRUS (CHE PER RAGIONI DI ECCESSIVA LUNGHEZZA DEL TESTO, NON POSSONO TROVARE POSTO IN QUESTO BLOG) CLICCA QUI. QUESTO LINK RIMANDA ALLA PAGINA PIU’ RECENTE E INTRODUTTIVA, PUBBLICATA IL 28 GIUGNO 2020.

      Con un po’ di attenzione e fortuna, forse anche da questa tragedia ne uscirà qualcosa di buono. Sono d’accordo con lei sul fatto che il coronavirus non aiuti affatto questo concorso e nemmeno Parma, la nostra città, nell’anno in cui è capitale della Cultura, viste le numerose disdette delle prenotazioni alberghiere e anche delle manifestazioni previste, alcune delle quali per fortuna sono state solo rimandate, ma se l’dea di questo concorso ha trovato attuazione pratica, è proprio perché tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 abbiamo constatato tutti un vero rifiorire dell’interesse verso la filosofia e le materie ad essa correlate nonché verso un rinnovamento della Scuola e dell’insegnamento scolastico, interesse di cui questo concorso avrebbe potuto beneficiarne in termini di una maggiore partecipazione. Aggiungo che data la natura del nostro concorso, non v’è ragione di posticipare la data del 7 Giugno per la chiusura della raccolta dei documenti con le risposte.

      1. Si, condivido l’opinione di Giuseppe. Analisi sensata che fa un quadro chiaro della situazione, sebbene lo avessimo già capito in molti che il vero problema è la gran quantità di persone contagiate che devono ricorrere a terapie intensive e quindi protrarre la loro permanenza in ospedale… troppe in rapporto alle possibilità di accoglienza delle strutture sanitarie.

      2. Solo ora noto che la pagina dedicata alle riflessioni sul coronavirus è stata aggiornata e implementata. Noto pure che lei ha preferito astenersi dall’entrare nel merito di certe questioni. Lo so bene che me lo aveva preannunciato, ma così la mia curiosità resta 🙂

        1. Visto il suo interesse, ritengo sia corretto che io mi limiti ad aggiungere solo poche cose… ATTENZIONE: il resto del testo di questa risposta, è stato spostato nella terza parte della pagina “CORONAVIRUS TIME Latest Version” pubblicata il 25 Aprile 2020. CLICCA QUI PER LEGGERLO Però la pagina introduttiva nonché la più recente, la si ritrova sempre allo stesso indirizzo CLICCA QUI PER LEGGERLA

          1. Siamo impazienti che tutto finisca e non ci rassegniamo a vivere come sorvegliati speciali, ma il tempo del coronavirus non è lineare e soprattutto non ricalca la scansione del nostro modo di vivere.

            Difficile accettare che i comportamenti individuali possano avere risonanza e vincoli collettivi, eppure la temibile infezione è nell’ecologia, nel grande grembo che accoglie noi tutti ed il contagio ne rappresenta un sintomo incontrollabile. La promiscuità favorisce il travaso di patogeni da animale a uomo e poi da uomo a uomo in progressione matematica esponenziale, pertanto, come giustamente ha fatto notare lei, la nascita dell’epidemia non è casuale e potrà cambiare o essere affrontata meglio solo se sapremo cambiare noi.

            La pandemia da Covid-19 investe direttamente il sistema della globalizzazione, ne coinvolge equilibri politico-territoriali, sistemi economici, rapporti sociali, perché il virus non conosce confini, ma colpisce indistintamente le fasce deboli più facilmente infettabili per età, patologie pregresse, disparità socio-economiche… E nessuno può bastare a sé stesso né può ambire a salvarsi da solo.

            Sono queste le premesse che i sistemi politici fanno fatica a riconoscere ed accettare, come del resto ciascuno di noi vive con fatica ed insofferenza le limitazioni al proprio modo d’agire, al fine di poter fare barriere al contagio come collettività, tutelando sé stessi e gli altri.

            Penso che lei abbia fatto una scelta opportuna sospendendo l’indagine riferita al periodo iniziale dell’epidemia in Italia, in quanto la raccolta dei dati ora si è fatta più complessa, non sempre coerente fra rappresentanti delle Regioni e potere centrale, evidenziando soprattutto malumori e contrasti politici. In un contesto ancora oggi incerto e confuso, grazie al suo lavoro di ricerca attuato in tempi ancora non sospetti, ho potuto acquisire la capacità di leggere i dati numerici nella loro essenzialità e nel loro rigoroso riflettersi nell’ambito epidemico di fase iniziale.

            Di nuovo quindi concordo con lei sul fatto che un’autentica riflessione sull’articolazione del dopo-epidemia non possa prescindere da quelli che sono gli aspetti connessi sia ai disequilibri ecologici sia al nostro sistema di vita che ha tralasciato, prioritariamente ed in modo dissennato, una ricerca scientifica finalizzata alla tutela della salute e una ricerca politica finalizzata a un sensibile abbattimento delle diseguaglianze socio-economiche.

            Domani sarà ciò che oggi riusciamo a pensare con onestà immaginativa,,,

  3. Ammetto di non essere in grado di rispondere alla maggior parte delle domande. Non so rispondere alle domande perché non le capisco e non le capisco perché ritengo che molte domande non siano chiare e il motivo per cui non sono chiare è che non sono sufficientemente definiti gli ambiti, ossia non mi indicano con esattezza il luogo in cui si trova la risposta, il luogo in cui dovrei mettermi a cercarla. Perfino nei casi in cui viene indicato l’ambito, esso risulta comunque troppo vasto e perciò non si saprebbe cosa scegliere. Prendiamo ad esempio la domanda numero 3: su Wikipedia sono senz’altro elencate tutte le principali caratteristiche del numero 91, però mi sembra che voi non forniate alcun strumento o indizio per sapere quali di queste possano essere considerate straordinarie, né quelle su cui occorrerebbe lavorare.

    1. Sulla chiarezza delle domande, sulla difficoltà di comprensione delle domande, sulla maggior definizione degli ambiti in cui cercare le risposte. Federico nei giorni scorsi chiedeva “perché quelle domande e non altre?”, e la breve risposta che gli è stata fornita, comunque contiene tutti gli elementi che potrebbero esserle utili alla “comprensione della dimensione nella quale si collocano le domande”, poiché è questo il vero problema di chi si approccia ad esse provenendo da un percorso di studi magari anche lungo ma tutto sommato convenzionale, ossia tendenzialmente più da fruitore che dà per scontato ogni cosa e aspetta che altri gli diano le risposte, piuttosto che da ricercatore che mette in dubbio ogni cosa e che cerca ogni volta per proprio conto le risposte. Però ora, di fronte a domande diverse da quelle a cui è stata abituata a rispondere, anche lei ha dei dubbi, dubbi che ha saputo esprimere in modo assai preciso e quindi perdonerà la risposta lunga, ma capirà che è doveroso cercare di risponderle in modo altrettanto preciso.

      Innanzitutto va detto che le dieci domande sono tutte espresse in modo del tutto chiaro. Forse può risultare destabilizzante il fatto che la quantità di risposte che possono essere considerate adeguate e quindi accettabili per ognuna delle domande, vari da domanda a domanda, sebbene per qualcuna di essere la quantità è estremamente limitata e per nessuna di esse può trattarsi di una quantità infinita. Però questa è una delle tante caratteristiche innovative e interessanti di questo concorso: le domande sono “aperte”, ossia aperte a più risposte poiché ad esse ci si può arrivare partendo da posizioni diverse e distanti tra loro, cosicché non v’è bisogno di essere degli specialisti o degli addetti ai lavori e del resto non bisogna dimenticare che stiamo parlando di informazioni elementari ed essenziali, informazioni che qualsiasi quattordicenne avrebbe acquisito se l’insegnamento scolastico fosse stato adeguato. Quando (il prossimo 7 Giugno) verranno pubblicate le risposte che al momento ai nostri occhi appaiono più adeguate, molti esclameranno: “ma come ho fatto a non pensarci prima?” oppure “ma come è possibile che non me le abbiano insegnate a scuola queste cose?”. A quel punto sarà colui che ci avrà spedito il documento con le risposte ad auto valutarsi, stabilendo lui stesso se tra le proprie risposte ve ne è qualcuna diversa ma migliore e quindi da conteggiare come giusta: superata la quota di 6 (tra quelle indicate), il suo documento rientrerà tra quelli che verranno valutati.

      Tutte le domande sono adatte allo scopo, ossia si trovano perfettamente collocate in una competizione con queste particolari caratteristiche e l’eventuale difficoltà della loro comprensione, come accennato all’inizio, risiede nella difficoltà di entrare nella dimensione stessa delle domande, che è ben lontana dalla dimensione che il nostro tipico percorso di studi scolastici ci ha abituato ad affrontare: per comprendere le domande occorre infatti avere un approccio critico inter e multidisciplinare e per riuscire a rispondere in modo corretto, è possibile che nessun livello culturale (se determinato esclusivamente da una formazione scolastica convenzionale) sia sufficiente.

      Nelle pagine di Wikipedia relative al numero 91, non è pubblicata la risposta esatta alla terza domanda, ma è assai probabile che quelle stesse pagine forniscano già tutte le informazioni sufficienti per ricavare la risposta. Per cui, la prima cosa che deve essere chiara è la seguente: sui libri e sul web ci sono informazioni più che sufficienti alle quali appoggiarsi per elaborare risposte che sui libri e sul web non ci sono, ma per riuscirci bisogna avere una mente creativa, essere degli artisti del pensiero, insomma dei pensatori o, se si preferisce, occorre saper vedere la storia, la matematica e qualsiasi altra materia, come la si vedrebbe attraverso gli occhi di un filosofo.

      Definire maggiormente gli ambiti sarebbe senz’altro necessario per chi non avesse ciò che è necessario per rispondere, che è una visione d’insieme degli elementi essenziali dell’argomento trattato nella domanda o ciò che gli permetterebbe di giungervi. Detto questo, definire maggiormente gli ambiti è certamente possibile. Ogni maggior definizione in pratica corrisponde a una riduzione della quantità degli ambiti in cui cercare la risposta e/o a una restrizione del campo di investigazione di qualcuno o anche di ognuno di essi. E però comporta che anche la quantità e purtroppo anche la qualità delle possibili risposte diminuisca. Infatti via via che si aumenta la riduzione/restrizione degli ambiti, alla fine si arriva a un punto in cui non è più nemmeno necessario porre la domanda, poiché la domanda coincide con la risposta. Quindi, definire maggiormente gli ambiti in cui investigare, significa far imboccare (a chi cercasse di rispondere) una strada più facilmente giusta, ma che gli toglierebbe la possibilità di spaziare, di esplorare una strada nuova e soprattutto una strada tutta sua, cosa questa che purtroppo avviene spesso, ad esempio ogni volta che ai propri studenti gli si pone una domanda alla quale possono rispondere limitandosi a scegliere una risposta tra quattro che gli vengono rese note.

      Insomma tutte buone ragioni per lasciare le domande così come sono.

      Come si evince dai testi di questo sito, qualsiasi vero pensatore va dritto all’essenza delle cose, cerca di averne una visione distinta e d’insieme e la sua curiosità fa si che questo avvenga su più campi del sapere, ragion per cui almeno la metà di quelle stesse domande un vero pensatore è molto probabile che se le sia già poste e qualora non se le fosse mai poste, visto il tempo che ha a disposizione per riflettere, potrà senz’altro riuscire a trovare una sua originale risposta. In conclusione, il sito, i testi che vi sono contenuti, le domande: tutto è chiaro, coerente e finalizzato a far emergere i veri pensatori.

    2. Sono d’accordo con (acqua che scorre?). Per come la vedo io, la formulazione delle domande intende invitare al superamento della tendenza a filtrare tutto attraverso una formazione scolastica di base, in genere impostata per discipline separate e non in modo interdisciplinare, cioè strutturato su confronto ed integrazione di diversi contenuti e competenze. Tramite questa iniziativa è chiaro che si intende assegnare un significato sfaccettato alla figura del”pensatore”, da non confondere con lo specialista settoriale, assegnandogli una dimensione di pratica di pensiero capace di superare i limiti delle singole discipline al fine di restituire al pensare la propria dimensione semplice ed essenziale. Iniziativa più che lodevole, magnifica.

      1. Vi ringrazio della risposta. Nel frattempo mi sono letta tutte le pagine del sito (mi ero fermata alla homepage) e ammetto che domande di un tipo diverso forse non avrebbero potuto essere altrettanto appropriate a un concorso con queste caratteristiche.

        1. Credo che molte delle persone che leggono le domande, di primo acchito potrebbero pensare le stesse cose che ha pensato lei, per cui siamo noi ad esserle grati di aver postato i suoi dubbi e averci così dato l’opportunità di spiegare co maggior precisione la dimensione in cui sono collocate le domande. A completamento della risposta data in precedenza a Federico.

          Ne approfitto per annunciare che oggi, dopo 4 settimane (esattamente 28 giorni) dalla pubblicazione delle domande, abbiamo ricevuto il primo documento contenente le risposte. Ricordo che questo e i successivi documenti, come preannunciato, verranno visionati solo dopo il 7 Giugno e solo previa autorizzazione degli autori, dopo che questi avranno constatato di aver risposto ad almeno 6 domande (quelle indicate) in modo adeguato.

  4. Grazie, tutto molto chiaro. Avrei però ancora una curiosità da soddisfare: perché quelle domande e non altre? Questa mattina ho letto la pagina degli approfondimenti e così ho compreso le caratteristiche effettivamente peculiari dei dieci quesiti e quindi del concorso, ma non capisco perché dovrebbe essere così difficoltoso trovarne altri di altrettanta valenza o comunque una valenza tale da poter replicare un concorso di questo tipo negli anni a venire.
    Federico

    1. Sebbene non sia proprio evidente… almeno i due terzi delle domande trattano vuoi l’essenza di un argomento (vedi ad esempio le domande di matematica) vuoi l’argomento preso nel suo insieme (vedi ad esempio l’unica domanda di Storia) vuoi entrambe le cose. Prendiamo la domanda di Storia (la numero 6). Ebbene il saper rispondere a quella precisa domanda significa avere un’idea globale del corso dei processi storici, una loro chiara visione d’insieme: una volta fatta una domanda così… quale altra domanda sulla storia potrebbe eguagliarla ossia essere altrettanto significativa o almeno esserlo senza che i principali elementi che rientrassero in un’eventuale risposta corretta, non siano gli stessi che sarebbe necessario utilizzare per rispondere in modo corretto alla domanda che alla fine abbiamo deciso di porre? Ovvio che nessuno può escludere che non si possa trovare un’altro pacchetto di dieci domande nel complesso di uguale valore… ma converrà che è difficile

  5. Buongiorno, trovo molto interessante l’idea di “tentare” di formulare domande la cui risposta non la si possa “copiare” da nessuna parte. Per certi aspetti trovo anche coraggioso il fatto di proporle lasciando un margine temporale così ampio per rispondere, ma capisco bene che un soggetto che non avesse mai riflettuto su tali questioni, anche nel caso fosse un “vero” pensatore, avrebbe comunque bisogno di tempo per riflettere. Sarei però curioso di sapere il nome di qualche personaggio che a vostro avviso abbia saputo dimostrare di essere un grande pensatore.
    Grazie
    Federico

    1. Buongiorno Federico. Posso risponderle al volo. In epoca moderna personaggi come René Descartes o Thomas Hobbes. In epoca contemporanea personaggi come Bertrand Russell. Tutti hanno in comune il fatto di essersi interessati a svariati campi del sapere (tra quelli ancora oggi considerati come principali e perciò oggetti di studi scolastici pre-universitari) e di avere, in più di uno di essi, scoperto cose interessanti o espresso teorie nuove che hanno condizionato il pensiero dei pensatori successivi. Inoltre hanno in comune il fatto di aver cercato la concordanza tra i vari campi del sapere. Infine hanno in comune il fatto di aver pubblicato, in almeno uno dei campi del sapere esplorati, delle informazioni che poi si sono rivelate inesatte o non all’altezza di quelle fornite dai loro contemporanei, ad esempio Cartesio in astronomia, Hobbes in matematica e, in modo meno evidente, Russell in Storia. Naturalmente per poter rispondere ad almeno sei delle dieci domande proposte, non è necessario essere pensatori di quel calibro, ma è possibile che occorra avere qualcosina in comune con loro.

  6. Salve! Complimenti per il sito: essenziale e gradevole, con belle immagini, molto intense. Ho apprezzato le riflessioni contenute nel testo e ritengo siano di particolare originalità, soprattutto al pensare come sfida, quasi gioco di abilità dell’intelligenza. Niente da spartire con i games show a quiz, dove i concorrenti devono rispondere a domande inconsistenti, capaci con la loro spettacolarità di calamitare l’interesse generale. Pensando ai ragazzi, che frequento abitualmente come insegnante, ritengo che la vostra proposta possa essere un’ottima alternativa al loro “gamare”, a volte compulsivo, sfidandosi in giochi fatti più di prontezza di riflessi che di ragionamento e che in molti casi li lasciano scontenti: Con il concorso che proponete potrebbero misurarsi fra coetanei, con adulti ed anche con gli stessi insegnanti. Fare qualcosa insieme, e magari divertendosi,, penso sia una bella opportunità in ambito scolastico e non solo. Ammetto tuttavia di non essere al momento in grado di rispondere a non più di tre domande e non vedo l’ora di conoscere le risposte. Potrei obiettare sulla scelta di mettere online le domande e di far partire il concorso quando nemmeno il testo dei quesiti è stato tradotto, ma èanche vero che la data del 7 giugno è ancora lontana e chi non conoscesse la lingua italiana e non avesse voglia di aspettare può industriarsi o limitarsi a utilizzare strumenti sempre più validi come il traduttore di Google. Inoltre mi chiedo come potete pensare che questa vostra iniziativa, certamente innovativa, possa essere conosciuta senza essere presente sui social media, senza sfruttarne le enormi potenzialità. La ritengo una lacuna non meno grave della mancanza di un qualsivoglia premio per il vincitore, scelta anche questa che costituirà senz’altro un deterrente alla partecipazione. Comunque avete la mia simpatia ed approvazione. Buona fortuna!
    Sabina

    1. Gentilissima Sabina, la ringraziamo tanto per il suo intervento. Il primo commento di questo Blog non poteva essere più significativo e di sicuro faremo tesoro di quanto ci ha scritto. Siamo del tutto d’accordo con lei e su alcuni dei suoi appunti ci avevamo già ragionato. Come abbiamo scritto, stiamo procedendo a piccoli passi, ma veramente a piccoli passi, tant’è che al momento in cui le rispondiamo, nemmeno una ventina di persone sono state messe da noi direttamente al corrente dell’esistenza di questa iniziativa. Sull’eventuale nostra presenza sui Social, non abbiamo ancora deciso quale strategia adottare, ma qualcosa dovremo pur fare per stimolare il passaparola, questo è certo. Per quanto riguarda i ritardi nel lavoro di traduzione (che deve ancora partire) è perché all’inizio ci eravamo prefissati di dare tre mesi di tempo per rispondere alle domande, per cui le traduzioni avrebbero potuto aspettare anche fino al 7 marzo. Inoltre, gli ultimi cambiamenti ai testi di molte pagine del sito, come del resto anticipato, sono stati apportati proprio ieri, per cui ora l’eventuale lavoro di traduzione ci troveremmo a doverlo rivedere. Però ha ragione sull’importanza di una traduzione chiara e solerte almeno della pagina relativa alle domande, alla quale avremmo potuto già provvedere per il fatto che dal momento della sua pubblicazione, avvenuta il 2 febbraio, non è stata più modificata. Comunque, anche altre cose devono essere ancora sistemate e confidiamo nella pazienza di chi come lei saprà intravvedere la grandezza, la difficoltà e l’originalità di questo progetto, un progetto di cui lei ha saputo coglierne la valenza nel suo aspetto più rilevante, rappresentato dalla grande opportunità formativa a livello culturale, che viene offerta non solo a chi direttamente vi partecipa. Per quanto riguarda il premio, siamo solo pochi ragazzi che non hanno la possibilità economica di offrire un riconoscimento adeguato al vincitore di un concorso, di un titolo di questo tipo e poi, come giustamente ha fatto notare lei, il premio preferiamo che continui a rappresentare l’unico stimolo alla partecipazione dei game show a quiz televisivi che non hanno nient’altro da offrire che un abbagliante palcoscenico. E del resto converrà sul fatto che i veri pensatori sono persone spinte essenzialmente dalla curiosità e dall’amore per la ricerca, non dall’entità del premio in palio.

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